INCOMINCIAMO CON IL RE INDISCUSSO DEL FUNKY
James Brown, il più famoso afroamericano (più di Cassius Clay e Martin Luter King messi insieme, un simbolo per la sua gente: 'Say It Loud: I'm Black And Proud'), orgoglioso della suo esser nero, il padrino del funky sin dagli anni 50.
James Brown: Sex Machine (1970)
Marvin Gaye, il più sensuale vocalist soul, colui che ha rivoluzionato il genere, con tematiche legate sia all'ecologia che al Vietnam, ma anche al sesso piu' esplicito ("Let's Get it on")
Marvin Gaye: What's Going On (1972)
Stevie Wonder, il più grande polistrumentista nero al di fuori del jazz degli anni 70 (armonica, piano, tastiere, clavinet) grandissimo vocalist e compositore.
Stevie Wonder: Innervision (1973)
Aretha Franklin, figlia del più famoso predicatore nero degli anni 50, l'indiscussa regina delle cantanti soul (e gospel); capolavori a ripetizione dal 1967 al 1974
Aretha Franklin: Amazing Grace (1972)
Quincy Jones, Mr 'Q', jazzista, è il più grande compositore nero di colonne sonore negli anni 60, negli anni 70 si spostò sulla musica soul, lanciando e producendo tanti cantanti, musicisti e gruppi di talento.
Quincy Jones: The Dude (1981)
Sly & The Family Stone, guidati da Sylvester Stewart (Sly Stone) la prima fusione equilibrata tra soul e rock, riscossero grande successo a Woodstock nel 1969.La prima band ad annoverare delle donne come strumentiste; nel gruppo militava colui che rivoluzionò il suono del basso tra i neri: Larry Graham
Sly & The Family Stone: Fresh (1973)
Earth Wind & Fire, il più grande gruppo afroamericano di sempre; partendo da influenze free jazz e dal soul-jazz di Chicago di fine anni 60 approdarono a un'ardita fusione di funky e soul con grandi sezioni fiati. I numerosi componenti sono stati coinvolti in tanti progetti solistici o collaborazioni.
Earth Wind & Fire: Spirit (1976)
I diversi progetti e gruppi di George Clinton (Parliament, Funkadelic, P-Funk All Stars) sono i più ironici e fantasiosi, specie dal vivo (berretti jeans da cui sbucano fuori enormi navicelle spaziali, quartieri alla crema e quartieri alla cioccolata - chiara allusione alle razze -); funky, rock e satira sociale.
Parliament: Mothership Connection (1976)
Gli anni 70 sono caratterizzati cinematograficamente dal cosiddetto filone blaxploitation; sono film d'azione quasi sempre mediocri dal punto di vista artistico, con molti luoghi comuni sui neri e per lo più ambientati nelle grandi aree urbane del nordest Usa (storie di detective, boss neri locali, spaccio di droga e prostituzione) ma nobilitati da grandissime colonne sonore. Atmosfere a cui si è notevolmente ispirato quel furbone di Quentin Tarantino. Oltre agli artisti citati sopra particolare rilievo assumono anche:
Isaac Hayes, arrangiatore, produttore (e poi anche attore!) di talento e di successo, protagonista di tante colonne sonore. Shaft è la più nota colonna sonora degli anni 70
Isaac Hayes: Shaft (1971)
Curtis Mayfield, uomo d'affari impegnato socialmente, discografico, produttore e autore, già protagonista con gli Impressions
Curtis Mayfield: Superfly (1972)
Herbie Hancock: l'assolo di 4 minuti di synth in 'Chameleon' tuttora oggi influenza profondamente qualsiasi tastierista
Herbie Hancock: Headhunters (1974)
Gli Ubiquity del vibrafonista Roy Ayers: uno dei maggiori gruppi soul-jazz del decennio, progenitori dell'acid jazz 15 anni prima, tantissimi album incisi:
Roy Ayers Ubiquity: Everybody Loves the Sunshine (1976)
Grandi successi negli anni 70 in ambito discomusic lo riscuotono soprattutto Barry White, protagonista sia singolarmente che come progetti (Love Unlimited) sia Michael Jackson, dapprima con i fratelli (Jackson 5) e poi da solo, prima di passare al pop con 'Thriller'.
Barry White: Let the Music Play (1976)
Donny Hathaway, vocalist (e tastierista) di intensità' e di un talento incredibile. Non e' solo il mio preferito, ma lo è anche per molti cantanti neri di oggi, su cui ha avuto una grande influenza, cosi come nel caso di Wonder, Gaye e Aretha.
Donny Hathaway: Extension Of a Man (1973)
George Benson: un chitarrista jazz degli anni 60, che nel 1976 ottenne un successo di vendite clamoroso affermandosi anche come cantante soul.
George Benson: Weekend in L.A. (1977)
Gil Scott-Heron, poeta e romanziere, politicamente uno dei più impegnati cantautori neri; antireaganiano per eccellenza, vicino al jazz e protagonista di tanti dischi di notevole spessore assieme al suo tastierista Brian Jackson
Gil Scott-Heron: Pieces of a Man (1971)
Bill Withers, un vocalist forse tecnicamente non eccezionale, ma cantautore di notevole personalità.
Bill Withers: Still Bill (1971)
Al Jarreau: il più originale vocalist a cavallo tra soul e jazz degli anni 70, molto apprezzato anche dalla critica
Al Jarreau: We Got By (1975)